ZeroZeroZero

Articolo pubblicato su Psiche&Dintorni nel gennaio 2014

ZeroZeroZero di Roberto Saviano

È stato il libro italiano più venduto nel 2013. Edito da Feltrinelli, ZeroZeroZero è stato un fenomeno editoriale, ottenendo una enorme risonanza mediatica.

Lo acquistai che era da poco uscito, evidentemente come tantissimi italiani, ma poi non mi decidevo mai a leggerlo. Rimase dimenticato per un tempo imprecisato ma spesso lo portavo con me nei miei spostamenti, con la buona intenzione di leggerlo.
In effetti proprio per questo, avrei voluto prendere la versione digitale del libro, ma la primavera scorsa, mentre mi trovavo in Italia, non resistetti e lo comprai in forma cartacea: un bel tomo da portarsi in giro!
Decisi poi che, siccome ne avevano parlato in così tanti e tanto, fino alla nausea, non ne avrei scritto di certo: che cosa potevo aggiungere io alle migliaia di parole già spese? Dunque, non ne avrei fatta alcuna recensione e, invece, eccomi puntuale qua a parlarne. Perché?
Perché questo libro è davvero importante e mi sentivo di dire alcune mie considerazioni, del tutto personali. Credo che sia fondamentale poterlo leggere e coglierne il messaggio profondo che ci viene dato. Consiglio di leggerlo tutto: l’ultimo capitolo è davvero la chiave per comprenderlo o per chiudere un cerchio, se vogliamo.

Riporto l’oramai famosissimo incipit, a mio avviso, geniale: 

“La coca la sta usando chi è seduto accanto te ora in treno e l’ha presa per svegliarsi stamattina o l’autista al volante dell’autobus che ti porta a casa, perché vuole fare gli straordinari senza sentire i crampi della cervicale. Fa uso di coca chi ti è più vicino. Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio.”

Lessi subito, di getto, le prime pagine e, nonostante le varie critiche che poi trovai nel web, in qualità di operatore delle tossicodipendenze le ho trovate subito molto vere e senza retorica: in modo magistrale e iperbolico, come del resto la sostanza induce, Saviano ci dice: “occhio la coca la usano un po’ tutti!!!”  
Purtroppo è così: in alcuni paesi un po’ più di altri, certo, ma l’Italia non è messa per nulla bene!
Saviano fa una fotografia impietosa di ciò che succede. Un collega scrisse che a leggerlo, uno diventa paranoico. Ebbene, che sia un effetto collaterale della sostanza? Forse…. ma a pensarci, è davvero così!
Ad ogni modo, affrontare la lettura un po’ mi spaventava come so, spaventa molti, dunque abbandonai da qualche parte il tomo e lo ripresi in mano solo a fine anno.
E in effetti, la lettura è estremamente dura: la descrizione della parte latinoamericana, del narcotraffico in Messico e Colombia, è di una violenza a tratti intollerabile.
Intollerabile è comunque ciò che si svela dietro il business della coca. Intollerabile è vedere quel che questo libro svela. In sostanza, gran parte del denaro e della economia circolante sarebbe frutto del riciclo del profitto del narcotraffico. Saviano smonta e dettaglia lucidamente tutti i meccanismi perversi che stanno dietro a questo sistema così allucinante e così terribilmente funzionante. E così terribilmente violento. Ne risulta una visione impietosa e per certi versi intollerabile del mondo globalizzato in cui viviamo.
Una sorta di inferno: quando cogli certi meccanismi, quando sveli certe dinamiche entri in un inferno e diventi un mostro. È questo che ci dice Saviano, costretto ad una vita infernale, stretta nella morsa della paranoia, che gli permette di sopravvivere. Che prezzo ha avuto aver svelato delle verità così intollerabili da essere difficilmente capite e colte?
Perché comprenderle davvero, in fondo, può portare negli abissi dell’inferno.
E poi la prosa: di una leggerezza e velocità incalzanti a fronte di contenuti tanto pesanti. Un libro che non è un solo un saggio, non è solo un’inchiesta e non è fiction ma che è narrato con lo stile che contraddistingue la scrittura di Saviano: a volte lirica a volte filosofica a volte quasi romanzesca ma che sa davvero catturare a più livelli l’attenzione ed il cuore del lettore.
Mi sono chiesta il perché delle tante critiche negative rivolte allo scrittore. La risposta che provo a darmi e che resta solo un’ipotesi è proprio che verità troppo dure, possano risultare assolutamente indigeste intollerabili!
Ma io mi sento di ringraziare Saviano per svelarci verità sempre troppo scomode e per il sacrificio quasi messianico cui si è condannato!
Volevo, infine, chiudere, riportando queste sue parole che trovo di grande speranza, oltre che di estremo rispetto, così raro, per i lettori.

“Ma conservo ancora rispetto. Rispetto per chi legge. Per chi strappa un tempo importante della sua vita per costruire nuova vita. Nulla è più potente della lettura, nessuno è più bugiardo di chi afferma che leggere un libro è un gesto passivo. Leggere, sentire, studiare, capire è l’unico modo di costruire vita oltre la vita, vita fianco della vita. Leggere è un atto pericoloso perché dà forma e dimensione alle parole, le incarna e le disperde in ogni direzione. Capovolge tutto, fa cadere dalle tasche del mondo monete e biglietti e polvere. Conoscere il narcotraffico, conoscere il legame tra la razionalità del male e del danaro, squarciare il velo che ottunde la supposta consapevolezza del mondo. Conoscere è iniziare a cambiare. A chi queste storie non le butta via, non le tralascia, le sente proprie, a queste persone va il mio rispetto. Chi si sente addosso le parole, chi se le incide sulla pelle, chi si costruisce un nuovo vocabolario, sta mutando il corso del mondo perché ha capito come starci. È come spezzare le catene. Le parole sono azione, sono tessuto connettivo. Solo chi conosce queste storie può difendersi da queste storie.” (pag. 437).

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