La prima volta che udii la definizione di shock culturale mi illuminai e pensai: “Allora esiste…dunque, non succede solo a me!!!” Ebbene, pare che in forme differenti e in gradi diversi accada a tutti coloro che per vari e svariati motivi siano costretti a cambiare paese e vi debbano rimanere per periodi prolungati. Ma esattamente di che cosa si tratta?
Le quattro fasi
Luna di miele
Durante questo periodo, le differenze tra la vecchia e la nuova cultura sono viste in una luce romantica, meravigliosa e nuova. Per esempio, nel trasferirsi in un nuovo paese, si possono amare i cibi nuovi, il ritmo della vita, le abitudini della gente, gli edifici e così via. Durante le
prime settimane, si subisce il fascino della nuova cultura. Questo periodo è pieno di nuove scoperte. Ma come tutte le lune di miele, anche questa avrà un termine e sarà seguita da una inevitabile disillusione. E così, vediamo che quando un individuo va a studiare, vivere o lavorare in un paese nuovo,
ad un certo punto comincerà ad avere difficoltà con la lingua, l’alloggio, gli amici, la scuola, il lavoro.
Alienazione o ritiro
Dopo qualche tempo (di solito tre mesi, ma a volte prima o poi, a seconda dell’individuo), l’eccitazione iniziale può cedere il passo a sentimenti spiacevoli di frustrazione e rabbia. I problemi quotidiani sembrano ostacoli insormontabili: le barriere linguistiche, le differenze in materia di igiene
pubblica, la sicurezza del traffico, l’accessibilità e qualità degli alimenti possono aumentare il senso di distacco dall’ambiente circostante. Emergono altre difficoltà da superare, come adattamenti dei bioritmi, reperibilità di farmaci, accesso ai servizi.
Ma la sfida più difficile riguarda la comunicazione: coloro che si stanno adattando a una nuova cultura si sentono spessi soli e con la nostalgia di casa perché devono abituarsi al nuovo ambiente. Le barriera linguistiche possono diventare un ostacolo nella creazione di nuovi rapporti: emergono
aspetti sottili come le differenze nel linguaggio del corpo e nei segnali non verbali, nel tono di conversazione, per non parlare delle cosiddette “gaffe interculturali” !
Regolazione
Dopo qualche tempo (dai 6 ai 12 mesi) ci si comincia ad abituare alla nuova cultura e si sviluppano delle routine: si sa cosa aspettarsi dalle situazioni e non si vive più tutto come se fosse nuovo, la quotidianità diventa “normale”. Si cominciano anche a sviluppare capacità di problem-solving nella nuova cultura e si accettano usi e costumi locali con atteggiamento positivo. Si comincia a trovare senso nella nuova cultura, mentre diminuiscono le reazioni negative.
Padronanza
Infine, coloro che raggiungono questa fase sono in grado di partecipare tranquillamente e a pieno alla cultura ospitante. Ma padronanza non significa conversione totale, le persone spesso conservano molti tratti dalla loro cultura precedente, come accenti e linguaggi. È spesso definita anche come la fase della biculturalità.
Inoltre, non si tratta solo di apprendere una nuova lingua, nuovi modi di pensare, nuove abitudini etc., questo processo è una continua e ininterrotta dialettica tra cultura di origine e nuova cultura, gruppi di appartenenza antichi e nuovi, senso di tradizione e senso di tradimento per le proprie appartenenze profonde.
Non sempre si tratta di processi di cui siamo consapevoli, ossia che avvengono in forma chiara e consapevole, spesso infatti essi sono accompagnati da dubbi e da vari gradi di sofferenza. Comunque, è sempre un percorso arricchente per quanto non sempre facile e, a volte, molto faticoso!
Bibliografia:
- D. H.Brown, Learning a second culture, in J.M Valdes., Culture Bound, C.U.P., Cambridge, 1986.
- Kalervo Ogberg, 1954. Cultural Shock: Adjustment to New Cultural Environments.
Letture consigliate:
- Un classico, ora di nuovo reperibile in italiano: Come si dice (Narrativa) di Eva Hoffman, Editore Donzelli. Versione originale: Eva Hoffman, Lost in Translation: A Life in a New Language – Penguin Books
- “Mother Tongue, An American life in Italy”.
In inglese. L’autrice americana, Wallis Wilde- Menozzi, vive in Italia da molti anni e descrive la sua esperienza biculturale modo molto poetico.
- Per approfondire il concetto di transculturalità : Intervista a Paolo Inghilleri, Professore Ordinario di Psicologia Sociale, Direttore Dipartimento di Geografia e Scienze Umane dell’Ambiente Università degli Studi di Milano. Membro del Comitato Scientifico del Corso di Specializzazione in Psicoterapia Transculturale.