La legge dell’odio

leggeodio_garlLa legge dell’odio di Alberto Garlini. Stile Libero, Einaudi Editore, 2012.
Parlerò anche oggi di un romanzo. Si tratta di un libro importante, uscito lo scorso anno, e che ha avuto un discreto successo, sia di pubblico che di critica, tanto che è stato tradotto in diverse lingue.
È un romanzo ambientato in Italia all’alba della stagione della contestazione e degli anni di piombo. Siamo, dunque, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta.
Perché importante?
Le ragioni sono diverse. In primo luogo è un  libro di ben 800 pagine e, dunque, ha una sua mole importante, non si tratta di una passeggiata ma di una bella e intensa camminata.
In secondo luogo, il tema: si parla di Odio sì, a più livelli,  soprattutto dal punto di vista di chi l’odio lo sente, lo prova, lo agisce soprattutto. E lo ha agito.

È un romanzo che va alla ricerca delle ragioni, che scava individualmente alla ricerca delle radici della violenza nella vita personale, nella storia individuale ma non si ferma qui. C’è un  aspetto corale, collettivo: le radici dell’odio, le leggi, sono quelle della violenza in una stagione difficile e ancora non elaborata, quale quella del terrorismo in Italia a partire dalla fine degli anni sessanta. È importante perché ci fa entrare nella mente e nel cuore di chi questa violenza la agisce.
E l’altro aspetto che lo rende un libro importante è questo tema della storia recente italiana, gli anni di piombo e tritolo. La storia parte dagli accadimenti di Valle Giulia e attraversa alcuni tra i più importanti fatti tragici della storia italiana, all’inizio della stagione del terrore. È un romanzo e gli accadimenti sono fittizi, ma l’eco che hanno rispetto a quelli realmente accaduti è molto forte, in un  quadro complessivo fedele ai dati storici e giudiziari disponibili.
I protagonisti sono fittizi ma ispirati a persone realmente esistite: i terroristi neri.  La vicenda individuale del protagonista, Stefano Guerra, e del suo gruppo di amici-camerati, assume una valenza epica che trova alla fine una sorta di redenzione attraverso lo scacco in cui si ritrova imprigionato il protagonista stesso e suoi sodali. Come se i protagonisti- carnefici, in qualche modo, fossero vittime esse stesse del gioco perverso, di cui si erano resi protagonisti.

Garlini ci porta per mano dentro le pieghe e individuali e collettive di questo odio, individuale e generazionale, e attraverso i protagonisti possiamo forse comprenderne meglio le  ragioni o le leggi. Quello che colpisce è come si possa entrare ed identificarsi con un personaggio così terribile, quale è Stefano Guerra, come si possa entrare e coglierne le ragioni, sentire quello che sente lui, nel suo contesto relazionale e sociale.
Non parlerò della trama, comunque avvincente e appassionante sebbene non dica nulla che già non si sappia ma ne sveli alcuni retroscena, alcune pieghe nascoste, alcuni aspetti e intrapsichici e relazionali tra i protagonisti, sia minori che più noti, che vengono appunto riecheggiati.
Il tutto in una narrazione piuttosto coinvolgente e appassionata, che incolla il lettore e lo trattiene. Alla fine ne risulta un romanzo impegnativo e per nulla noioso, piuttosto appassionante e con alcuni tratti lirici e surreali del tutto inediti e sorprendenti.

Ne consiglio la lettura perché ci aiuta ad entrare nelle dinamiche psicologiche dell’odio, ci porta nelle sue radici , sospendendo un giudizio che in genere acceca.
Perché ci fa capire con occhi della mente e del cuore. Perché aiuta ad interrogarsi su nodi irrisolti nella storia italiana che hanno radici un po’ più lontane di quanto sembri e alla fine parla, anche se in maniera indiretta, dell’Italia di oggi,  che si coglie riferita in modo allegorico in vari aspetti, quasi simbolici, in cenni, in riferimenti, allusioni. Dunque per cogliere, se non per comprendere, le legge dell’odio e della violenza, nel suo intrecciarsi e dipanarsi su un piano individuale, gruppale ma anche, sociale-antropologico.

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Nota bio-bibliografica sull’autore:

Alberto Garlini (Parma, 1969) è uno scrittore e poeta italiano. Curatore del festival letterario Pordenonelegge.it, ha pubblicato opere di poesia e narrativa, alcune delle quali tradotte in diversi paesi. Tra le sue opere ricordiamo, la raccolta di poesie: Le cose che dico adesso, Nuovadimensione, 2001. I suoi romanzi:

  • Una timida santità, Sironi Editore, 2002
  • Fùtbol Bailado, Sironi, 2004 e Christian Bourgois, 2008 (in lingua francese)
  • Tutto il mondo ha voglia di ballare, Mondadori, 2007
  • La legge dell’odio, Einaudi Stile Libero, 2012.

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