La dipendenza da farmaci: come riconoscerla?
Alcune semplici indicazioni e suggerimenti
di Monica Gigante e Alessandra Ramati
Sempre più ci vengono richieste risposte al disagio e alla sofferenza che siano immediate, veloci e possibilmente indolore. L’uso di psicofarmaci, recentemente in drastico aumento può essere letto in questo senso. Il disagio c’è, è indubbio, e lo si cerca di far tacere con metodi veloci, il più possibile indolori, appunto. Il ricorso alle droghe è un esempio ma anche alle benzodiazepine, oltre che agli antidepressivi, sebbene che in questo ultimo caso, dal momento che l’effetto spesso non è immediato, il meccanismo che può scatenare la dipendenza è meno importante
Quali sono le cosiddette benzodiazepine (BDZ)?
Ansiolin, Diazemuls, Noan, Tranquirit, Valium sono alcuni dei nomi commerciali di questa categoria di psicofarmaci. Le benzodiazepine sono farmaci ad azione sedativo-ipnotica utilizzati principalmente per la cura degli stati ansiosi e dell’insonnia; rappresentano la categoria di farmaci maggiormente prescritta nei paesi occidentali. La notevole diffusione ed il largo impiego di queste molecole sono dovuti al loro rapido effetto sulla risoluzione dei sintomi, che tuttavia espone i soggetti che le assumono al rischio di sviluppare una sindrome da dipendenza. Tale rischio è legato principalmente a due fattori: la durata e l’entità delle dosi assunte. Si consiglia infatti l’assunzione per un periodo non superiore alle 4-8 settimane ad un dosaggio pari al minimo sufficiente ad alleviare i sintomi. Rispettando queste indicazioni e la prescrizione del medico pertanto si evita di incorrere nel rischio di dipendenza.
Come posso capire se sono a rischio di dipendenza?
Tutti siamo a rischio di dipendenza con questi farmaci dall’utilizzo così facile e veloce. Ecco alcuni semplici segnali che puoi cogliere per valutare un uso problematico degli ansiolitici.
- Se lo sto usando da oltre 2 mesi, allora debbo iniziare a preoccuparmi.
- Non devo usarlo perché me lo consiglia un familiare o un amico ma solo sotto prescrizione medica.
- Non devo decidere io come usarlo e prenderlo ma lo deve fare un medico, possibilmente uno specialista.
- Allo stesso modo, se stai usando i farmaci e vorresti smettere, affidati ad uno specialista. Smettere repentinamente può darti problemi (la cosiddetta sindrome di astinenza)
- Cerca di consultare sempre uno psichiatra: non sempre i medici di medicina generale sono adatti ad una consulenza psichiatrica.
Che cos’è l’astinenza?
Insieme alla assuefazione sono i due segnali di una dipendenza da farmaco, sia esso uno psicofarmaco o una droga.
L’assuefazione è quel meccanismo chimico che fa sì che per avere lo stesso effetto io debba aumentare le dosi. Questo è particolarmente evidente nella assunzione di alcune droghe come l’eroina ma avviene anche con le DBZ.
La sindrome di astinenza si ha quando si smette di assumere repentinamente uno psicofarmaco o una droga e l’organismo reagisce con una serie di sintomi quali, nausea, vomito, dolori muscolari; sono sintomi fastidiosi ma non pericolosi e passano entro qualche giorno. La loro pericolosità sta nel fatto che chi ne soffre non riesce a smettete l’uso problematico per paura della astinenza.
In conclusione, questi farmaci sono sì efficaci ma per alleviare i sintomi dell’ansia ma non per risolverla. Vi sono altri metodi adatti e senza controindicazioni per gestire, controllare, alleviare e anche risolvere definitivamente i problemi correlati con l’ansia. Essi sono numerosi e vanno dalla meditazione, al cambio delle abitudini di vita, ad una psicoterapia. Anche per quanto riguarda l’insonnia vi sono dei metodi alternativi, comportamentali o psicologici, che possono alleviare o risolvere il problema, tra l’altro senza intervenire nella qualità del sonno, che sempre il farmaco altera.
Se credi di avere dei problemi legati all’ansia, ti raccomando quindi di rivolgerti ad un serio professionista che ti aiuti a capire di che problema si tratti, da dove derivi il tuo malessere, che dunque ti aiuti ad affrontarlo efficacemente.
Domande? Dubbi? Chiedi a PSYcoWeb