Il complesso di Telemaco

Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre.

Oggi voglio parlarvi di un libro che ho recentemente letto e che ha avuto una grossa risonanza mediatica,  si tratta dell’ultimo saggio di Massimo Recalcati: “Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre”, edito da Feltrinelli e uscito lo scorso aprile.

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“Quello che qui nomino come “complesso di Telemaco” vuole essere un modo per accostare il nuovo disagio della giovinezza provando a dare una chiave di lettura inedita alla relazione tra genitori e figli in un tempo – quale è il nostro – in cui, come faceva già notare Eugenio Scalfari in un articolo di quindici anni fa intitolato significativamente Il padre che manca alla nostra società, l’autorità simbolica del padre ha perso peso, si è eclissata, è irreversibilmente tramontata.” (Incipit dell’ introduzione) 

L’ultimo libro di Recalcati è un saggio denso, interessante, che propone una visione nuova, apre una prospettiva, uno squarcio, una possibile lettura rispetto quanto ci sta accadendo intorno e dentro. Un saggio che, se vogliamo, dà speranza. Una lettura che va oltre il letterale e la parafrasi di quanto accade, offrendoci una visione su un piano altro, un piano che sta dietro e un anche po’ oltre.

Non un trattato di psicologia clinica o di psicopatologia, non una visione particolare o una serie di esperienze professionali. Ma forse tutto questo insieme, e ancora di più, un testo filosofico, ad amplio respiro. Dunque, un saggio di non facile lettura e di comprensione non immediata, che presuppone una conoscenza anche limitata o superficiale di Lacan. Recalcati sa guardare molto a fondo e molto avanti. Siamo dunque oltre Edipo, oltre Freud ma anche in qualche modo oltre Lacan, sebbene in linea diretta di eredità rispetto a questi. Forse si tratta di un cambio di prospettiva anche epistemologica.
Se Edipo spiegava il mondo della nevrosi, Narciso il ripiegamento verso se stesso e il vuoto pauroso delle relazioni, ora  tocca a Telemaco aspettare il padre che si affacci all’orizzonte. Non si tratta però di una attesa passiva ma di una ricerca in avanti.

Interessante la fotografia impietosa che Recalcati fa del mondo attuale, e del recente passato, dominati da una avidità di consumo su ogni piano, in un tempo immediato veloce, che segna solo il passo di un grande vuoto cinico e avido e di una mancanza di prospettiva e di speranza. Mancanza che è soprattutto mancanza di desiderio e appiattimento, consunzione nell’impulso.

“L’esistenza di un nuovo disagio della Civiltà di cui la diffusione epidemica delle nuove forme del sintomo (tossicomania, panico, depressione, dipendenze patologiche, anoressie, bulimie ecc.) è una manifestazione eloquente, mette in evidenza una crisi profonda del processo della filiazione simbolica.” (pag. 32)

Dunque, partendo da Edipo e attraverso Narciso, Recalcati ci delinea le quattro figure di figlio: il figlio-Edipo, il figlio-Anti-Edipo, il figlio-Narciso e il figlio-Telemaco. I primi due sono i protagonisti della rappresentazione e della teorizzazione Freudiana, sebbene il secondo sia una reazione al primo, ossia il figlio ribelle alla legge del Padre, nella quale il figlio Edipo è in qualche modo imprigionato. Il figlio-Narciso caratterizza  invece gli ultimi decenni sino alla grande crisi economica che ha travolto l’Occidente.

Questa crisi, unita a una serie di trasformazioni che hanno investito profondamente la nostra vita collettiva, impone l’ingresso sulla scena di un nuovo protagonista: la figura del figlio-Telemaco. Con questa figura si vuole proporre un modo nuovo per leggere il rapporto attuale tra genitori e figli.” (pag. 97)

Con  Edipo in primo piano è il conflitto tra le generazioni, la lotta, lo scontro fra due diverse concezioni del mondo, il rifiuto dell’eredità, il rifiuto dell’essere figli. Il  figlio-Narciso vede come centrale la confusione tra le generazioni, l’assenza di conflitti e il culto di una felicità individuale senza legami e senza limiti. Il figlio Telemaco è invece il simbolo del “giusto erede”: egli sa essere figlio e sa compiere il viaggio più pericoloso per essere un erede. Egli ci mostra come si può essere figli senza rinunciare al proprio desiderio.” Insomma questa crisi potrebbe effettivamente essere una opportunità, pare che possa trarre con se’ un eroe perduto dal mare. Pare che possa portare speranza.
In realtà, ciò che Telemaco fa non è un mero guardare all’orizzonte nella speranza di vedere apparire il padre perduto. Quello che fa è muoversi attivamente alla ricerca del padre, intraprendere un movimento in avanti per ritrovare qualcosa di perduto e di anelato.

“I padri latitano, si sono eclissati o sono divenuti compagni di giochi dei loro figli. Tuttavia, nuovi segnali, sempre più insistenti, giungono dalla società civile, dal mondo della politica e della cultura, a rilanciare una inedita e pressante domanda di padre.” (Dalla introduzione del libro)

Ma ciò che mi chiedo è questo: se è vero che Telemaco sta facendo la sua parte attiva nella ricerca del padre, affinché vi sia una giusta eredità, non sarà che anche il Padre, debba giocare un ruolo attivo nel passaggio del testimone, della testimonianza? E che ruolo hanno i padri oggi in tutto questo?

A mio avviso, si tratta di un saggio che, oltre gli operatori psi, anche gli educatori di ogni livello e grado, dovrebbero poter leggere e comprendere, a fondo.
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