Vivere senza soldi: è possibile?

Si può vivere senza denaro?

La mia risposta è che ci si può provare, anzi dirò che qualcuno lo ha già fatto e ci è pure riuscito! Quando vivevo in Portogallo per una serie di motivi, non ultimo la grave crisi economica che stava sommergendo il paese come una sorta di silenzioso tsunami, l’argomento iniziò ad interessarmi molto. Ecco, dunque, che iniziai a raccogliere informazioni al riguardo, soprattutto sul baratto. E trovai molti siti e molte associazioni che lo praticavano ma nel paese non erano tanto sviluppati, quanto in Italia.

Però una collega che si vedeva i pazienti colpiti uno dopo l’altro dalla disoccupazione, aveva pensato ad un modo piuttosto ingegnoso e direi coraggioso di affrontare questa emergenza. La sua tesi, che condivido pienamente, era che proprio in un momento così delicato le persone avessero bisogno del sostegno offerto dalla psicoterapia; così i suoi clienti potevano dare, in cambio delle sedute, alcuni servizi, ad esempio chi traduceva un libro, chi gestiva il suo sito e via dicendo. A priori concordavano la forma di pagamento e in generale la cosa funzionava. Non è facilissimo da gestire ma direi che l’idea di base è molto valida.

Passando dal Portogallo alla Grecia, vi sono comunità che,  proprio con l’aggravarsi della crisi economica hanno trovato un modo del tutto particolare di creare degli scambi interni basati sul baratto e su una moneta virtuale: mi è parso un modo straordinariamente efficace e creativo di affrontare la crisi!

E la Grecia tornò alla polis. I Greci hanno trovato un modo tutto personale di reagire alla crisi che sta precipitando il Paese nel baratro: riscoprire l’arte del baratto fra piccole comunità.  Il focolaio del fenomeno è stata la città di Aigion, a pochi chilometri da Patrasso, ma anche quest’ultima ha poi avviato la stessa forma di scambio spostandola su internet e regolandola addirittura con una moneta virtuale”  (da Linkiesta Leggi l’articolo).

Ma questo non avviene solo nei paesi in crisi del Sud Europa!

Heidemarie Schwermer, immagine tratta qui.

 

I casi più famosi sono due. 

La prima è in un certo senso una pioniera, una signora tedesca Heidemarie Schwermerche ha deciso di vivere senza soldi e lo fa dal 1996. Insegnante e psicoterapeuta, nel 1994 fonda “La centrale del dare e ricevere” un gruppo di scambio a Dortmund, sullo stile delle banche del tempo e primo circuito di baratto presente in Germania; nel 1996 regala tutto ciò che possiede per sperimentare uno stile di vita che esclude l’uso del denaro. Vive in modo dignitoso, ottenendo tutto quello di cui ha bisogno attraverso scambi e baratti. La sua è diventata una filosofia di vita, da quando ha deciso di dar via casa, mobili e averi ed ha iniziato a vivere spostandosi di casa in casa, occupandole in assenza dei proprietari e guadagnandosi il pane offrendosi per lavori anche umili.

Racconta la sua esperienza in un libro, dove parla a lungo delle dinamiche psicologiche che intercorrono tra i membri di questi gruppi. Il tempo assume un diverso significato e attraverso le relazioni che si vanno costruendo si ottengono le cose di cui abbiamo bisogno. Ecco dunque che sono le relazioni ad essere fondanti in questa nuova visione e in questo stile di vita che ne risulta arricchito.

Se vuoi acquistare il libro, tradotto in italiano, di Heldeimarie: Vivere senza soldi. L’esperienza sorprendente di una donna che da undici anni ha eliminato del tutto il denaro dalla propria vita.
L’altro caso molto noto è quello di Mark Boyle, un giovane e brillante economista inglese che ha fondato la cosiddetta Freeconomy, una comunità che ha lo scopo di riconnettere le persone nelle loro comunità locali, attraverso l’atto dello scambio.

Mark Boyle, immagine Wikipedia

 

Da tre anni Mark Boyle, oramai conosciuto come “the no money man”, dal titolo del suo primo libro, che racconta la sua esperienza, vive in un caravan parcheggiato in una fattoria alle porte di Bristol, dove lavora come volontario tre volte alla settimana. È vegetariano e si nutre delle piante che coltiva; produce elettricità con un pannello solare; ha un telefono cellulare che utilizza solo per ricevere chiamate ed un notebook che si alimenta ad energia solare. Ha cercato di sostituire tutto ciò che poteva con materiali auto-prodotti, con il riciclo di quello che poteva. La sua è senza dubbio una scelta radicale e molti si sono ispirati a lui, aumentando i numeri della community Freeconomy. Se vuoi saperne di più, visita il sito della community, dove puoi entrare anche tu nella rete e connetterti alla tua comunità d’appartenenza, con questa nuova modalità.L’altro caso molto noto è quello di Mark Boyle, un giovane e brillante economista inglese che ha fondato la cosiddetta Freeconomy, una comunità che ha lo scopo di riconnettere le persone nelle loro comunità locali, attraverso l’atto dello scambio.

Il suo manifesto, lo trovi qui

Il suo libro, lo puoi trovare qui: The Moneyless Man.

Ora, quello che mi chiedo e quello che vi chiedo, sulla scorta di tali esperienze, è possibile costruire o cambiare le nostre vite, dando più importanza alle relazioni e cercando di usare gli scambi il più possibile?

E certamente in tanti più lo si farà, tanto maggiore sarà l’impatto: una cosa è certa, alla base di questa visione nuova e antichissima ad un tempo, vi è il valore delle relazioni e dello scambio. Che cosa sono le relazioni se un mutuo reciproco continuo scambio, un dare e avere?

Parlandone con conoscenti e amici, ho notato due reazioni: chi ne è straordinariamente affascinato, idealizzando tali esperienze,  e chi in fondo ne è terrorizzato: “ma come puoi vivere senza denaro, come fai con la casa da pagare, con l’assicurazione, la pensione etc. ???”

Ecco, tralasciando le dinamiche psicologiche che sottostanno a queste reazioni estreme, mi chiedo se sia possibile lasciarsi ispirare da tali esperienze per vivere le relazioni in modo più equilibrato ed eventualmente liberarsi in parte dalla schiavitù in cui giocoforza del denaro ci ha indotto.

Attendo, fiduciosa, il vostro parere!

AGGIORNAMENTI: questo articolo, originariamente pubblicato nel Blog Psiche&Dintorni, è datato novembre 2013. Allora la situazione in Grecia, pur difficile, non era così drammatica come ora, che ha assunto la dimensione di una catastrofe umanitaria. Anche se il focus di questo post non è la Grecia, vorrei per completezza informativa, rimandare a questa intervista a Giorgio Tsipuridis, lo psicologo greco che vuole denunciare la Troika per crimini contro l’umanità.

 

Commenti, suggerimenti o critiche sono sempre ben accetti! I commenti con un linguaggio non rispettoso non saranno pubblicati. Grazie.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: